Gli ultimi dati sulle "Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente" dell'Istat, pubblicato nel mese di dicembre del 2014, confermano che continua ad aumentare il numero di italiani che emigrano all'estero. Secondo questi dati, rispetto al 2012, nel 2013 l'aumento delle emigrazioni è stato del 20,7%, il più alto degli ultimi dieci anni. Quali sono le caratteristiche di questi trasferimenti all'estero?
Chi parte?
Il prototipo d'italiano che si trasferisce è principalmente maschio e giovane. La percentuale più alta dei traslochi all'estero è infatti con un 36,2%, quella delle persone tra 18 e 34 anni.
Nonostante ciò non sono solo i giovani a emigrare, in quanto aumenta anche la cifra degli over65 che si trasferiscono all'estero.
Ad andare via dall'Italia sono anche gli immigrati. Rispetto al 2012, infatti, il numero di stranieri che hanno lasciato l'Italia è cresciuto del 14,2%.
Sono molti meno, inoltre, gli stranieri che scelgono l'Italia come paese di destinazione per trasferirsi. Questi dati hanno causato, nel 2014, un saldo migratorio negativo (differenza tra i numeri di immigrati e quello degli emigrati), secondo Caritas Migrantes.
Dove si emigra?
Gli italiani scelgono principalmente come paesi di destinazione il Regno Unito, meta preferita dei laureati, la Germania, la Svizzera e la Francia. Secondo l'Istat, sono queste le destinazioni preferite da più di metà degli emigranti. I motivi più ricorrenti sono il proseguimento degli studi all'estero ma soprattutto la ricerca di nuove opportunità di lavoro.
Secondo la Fondazione Migrantes, inoltre, il maggior aumento nel numero delle emigrazioni verso l'estero proviene principalmente dalla Lombardia, dal Veneto e dal Lazio.
Perché ci si trasferisce?
In seguito ai dati pubblicati dalla Fondazione Migrantes e dell'Istat, si è aperto un lungo dibattito sulle cause dell'aumento dei trasferimenti all'estero. Alcuni esponenti delle istituzioni e una parte della società, parlano di "scelta" e non di "necessità", affermando che i trasferimenti all'estero degli italiani non sono comparabili con le migrazioni di quelle persone che fuggono da paesi in conflitto o dove avvengono persecuzioni politiche o religiose.
Molti altri esponenti della società, invece, parlano di "fuga di cervelli", affermando che questi trasferimenti provocano una perdita importante per il futuro dell'Italia. In questo caso, la causa viene attribuita all'attuale crisi e a una crescente disoccupazione che spinge forzatamente molti italiani, giovani e non, ad emigrare verso paesi con un'economia più solida o in via di sviluppo.